TRANSUMANZA

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venerdì 22 maggio 2009

VANDANA SHIVA – L’ORO VERDE DELLA TERRA

E' con molto piacere che condivido con i lettori di questo blog-magazine il seguente articolo sulla fisica indiana Vandana Shiva, comparso su La Repubblica il 12/5/2009.
L'articolo mi è stato girato dagli amici di italiaindiana, della "fratellanza" di Viverealtrimenti .


In Gran Bretagna, durante la stesura degli Enclosure Acts, Tommaso Moro scrisse: «Le pecore mangiano gli uomini». La terra fino ad allora coltivata per l’esclusivo sostentamento alimentare spariva a poco a poco in favore degli allevamenti per produrre lana e materiale grezzo destinato ai proprietari terrieri e delle fabbriche.
«Oggi sono le macchine che mangiano gli uomini» racconta Vandana Shiva.«La terra è destinata alla costruzione di autostrade, parcheggi o altre infrastrutture, l’estrazione del ferro e della bauxite sta distruggendo gli ecosistemi e le trivellazioni per estrarre il petrolio divorano altra terra». Nel suo ultimo libro la famosa scienziata Indiana lancia un accorato appello riassunto già nel titolo: Ritorno alla Terra (Fazi, prefazione di Carlo Petrini, pagg. 250, euro 18,50).
Una visione radicale la sua. Shiva predica una drastica riduzione dei combustibili fossili, privilegiando energie rinnovabili o addirittura animali, la fine delle monocolture e degli Ogm per tornare a un’agricoltura biodiversa, non intensiva e senza fertilizzanti chimici. La famosa scienziata Indiana, che partecipa insieme a Ralph Nader e Jeremy Rifkin all’International Forum on Globalization, vorrebbe che ogni comunità locale tornasse ad avere una sua autosufficienza alimentare, riuscendo quasi ad abolire i food miles, il viaggio compiuto dagli alimenti fino al piatto dei consumatori, che rendono i contadini dipendenti dalle esportazioni e contribuiscono all’aumento dei gas serra.
«Ci sono molti esperti che ancora mi criticano, sostengono che le mie teorie sono velleitarie e che ci riporterebbero all’epoca preindustriale» ammette Shiva che giovedì 14 Maggio era a Bologna per una lezione del ciclo Regina pecunia dal titolo La maledizione dei poveri. Eppure l’emergenza alimentare è tale che finalmente occorrerà prendere in considerazione anche le soluzioni più creative». Il prezzo del grano è aumentato del 130 per cento negli ultimi due anni, quello del riso raddoppiato. Nel 2008 per la prima volta da tempo, ci sono state trentatrè sommosse popolari nel mondo a causa dei rincari delle derrate alimentari e potenze come la Cina hanno iniziato a comprare terreni nei paesi del Terzo Mondo per garantire cibo alle future generazioni. «La terra è diventata l’area chiave dei conflitti. E’ una risorsa limitata che non è estendibile. I terreni fertili stanno scomparendo ad una velocità che l’umanità non ha mai conosciuto prima d’ora».
Il saggio che Vandana Shiva ha presentato alla fiera di Torino Venerdì 15 insieme al regista Ermanno Olmi e al fondatore di Slow Food Carlo Petrini è un atto di accusa contro gli “eco imperialisti”: multinazionali e governi che hanno ignorato “le regole di Gaia per obbedire alla logica del profitto”. Il crollo del subprime e la recessione, dice, potrebbero essere l’opportunità per reinventare le nostre economie. «Abbiamo sviluppato un’economia finanziaria centinaia di volte superiore al valore dei beni e dei servizi reali prodotti nel mondo. Mai prima d’ora le azioni di una parte hanno minacciato l’esistenza dell’intera razza umana». Nonostante tutto, Vandana Shiva è ottimista. Il fatto che alla Casa Bianca ci sia adesso un orto biologico e un presidente “green”la rassicura. «Ma occorre stare attenti alle pseudosoluzioni, che sono soltanto palliativi». Contraria per esempio ai biocombustibili «che rubano alla terra ai contadini e non risolvono la crisi climatica» questa fisica Indiana di 57 anni sostiene che bisogna «affrancarsi dall’oro nero» favorire una «transizione dal petrolio alla terra». «L’aumento di catastrofi naturali o il rischio di epidemie come la febbre suina – continua — dimostrano che l’uomo non può trascurare, come ha fatto per due secoli, il rapporto con Madre Natura. Abbiamo dimenticato di essere cittadini della Terra e la crisi climatica è una conseguenza del nostro distacco da uno stile di vita ecologico, giusto e sostenibile».
Dura, perentoria, Vandana Shiva è spesso entrata in conflitto con la comunità scientifica e il governo Indiano, come quando ha bocciato la famosa Rivoluzione Verde avviata dal 1966. Vent’anni fa ebbe un'altra idea: conservare semi di molte piante che rischiavano di scomparire «per creare un futuro diverso da quello previsto dall’industria biotecnologia». Nel corso della sua evoluzione, spiega, l’umanità si è nutrita di circa 80 mila piante commestibili. Più di 3 mila sono state consumate in maniera costante ma ora dipendiamo solo da otto coltivazioni (soprattutto mais, soia, riso e frumento) per produrre il 75 per cento degli alimenti mondiali.
«Nelle banche dei semi abbiamo colture, come il miglio, che possono sopportare siccità estreme, un tipo di riso che raggiunge oltre cinque metri di altezza e può sopravvivere alle alluvioni del bacino del Gange, uno resistente alla salinità che abbiamo distribuito dopo il ciclone Orissa o Tsunami». La fattoria guidata da Shiva (in India , ai confini con Nepal e Tibet) è diventata un modello di biodiversità e sostenibilità economica, anche se molti esperti dubitano che si possa applicare sui grandi numeri.«Nella nostra cooperativa agricola – racconta Shiva – le colture non hanno malattie, la terra è resistente alla siccità e il cibo prodotto è delizioso. I buoi arano la terra e la fertilizzano. Abolendo i combustibili dalla nostra fattoria abbiamo scoperto la vera energia: quella della micorriza e dei lombrichi, delle piante e degli animali, tutti alimentati dall’energia del sole».
Nella fattoria ci sono almeno nove colture, Navdanya significa infatti “nove semi” ma anche il “nuovo dono”. «Non importa quante canzoni avete nel vostro Ipod, quante automobili ci sono nel vostro garage o quanti libri avete sugli scaffali – conclude Vandana Shiva -. Cosa resta della vita senza un terreno fertile?». Forse oggi finalmente qualcuno è disposto ad ascoltare questa domanda.